sabato 31 dicembre 2011

# 16 - Nuovo anno, nuova vasca da bagno.



Colonna sonora: Brenda Lee - Break it to me gently ( Pao consiglia l'ascolto durante la lettura, e per quanto riguarda me, non potrebbe esserci canzone più azzeccata alle circostanze).

Auguriamo a tutti un capodanno come si deve, e un nuovo inizio altrettanto gioioso, magari non drastico come quello della nostra protagonista. Ci rivediamo nel 2012. 




'L'amore mi portò via per una notte, e poi per tutta la vita.'


Che frase poetica. Lei era sempre stata brava più di me con le parole. 
Quando Judith mi raccontò la storia del suo grande amore, mi sentii meglio. In fin dei conti
qualcuno ce l'aveva fatta. Lei era un'eccezione, un caso unico. Il manico di scopa che cresce
e si trasforma in aspirapolvere di ultima generazione, con tutti i comfort del caso. 
Me ne stavo sul mio letto nella mia vecchia stanza, quella in casa dei miei, e ascoltavo 
pazientemente ogni parola ed ogni sospiro di mia sorella Judith che mi raccontava il suo successo, il suo amore, e nel frattempo cercavo di mettermi lo smalto spennellando come un'ossessa. 

Rispondevo con frasi tipo 'ah ah', e 'certo', 'come no, come no'. 
Fingevo grande interesse, e in effetti sì, ero interessata a sapere come fosse possibile
che mia sorella, quella disadattata di Judith, fosse riuscita a trovare l'amore sotto l'albero quel 
natale, dopo tutti gli altri natali passati a prosciugarsi di ogni lacrima e ripetendo 'oh mio Dio, non lo troverò mai!'.

Guardavo fuori dalla finestra mentre quella blaterava senza sosta, raccontando di quanto fosse dannatamente sexy lui con il suo abito elegante, di quanto formidabile fosse il suo modo di 
brandire la forchetta come fosse un cavaliere della tavola di chi sa che, e di quanto incredibile fosse a letto, oh sì, a quanto pare quello era un giaguaro, a letto.

Mi disse 'hey, vieni con noi a capodanno, così te lo presento!', e lo disse con l'entusiasmo di una cuoca appena entrata in possesso del robot da cucina più avanzato del momento, che non solo ti trita le carote, ma ti monta a neve e ti condisce per bene e, wow, tutto allo stesso tempo!


In pratica giunsi alla conclusione che gli elettrodomestici vanno d'accordo tra loro. Kennex li fa e poi li accoppia. 

'Quindi cosa farai stasera?' domandò lei. 'Niente sai, le solite cose, sarà il solito capodanno' e nel frattempo la mia mente completava la frase in modo crudele. 'Ti verserai un altro po' di smalto sul tuo pigiama da racchia, guarderai fuori dalla finestra e penserai che la neve proprio non ci voleva, poi guarderai Ally McBeal fino a tardi e quando ti renderai conto che persino Calista Flockhart si diverte più di te, deciderai che è ora di andartene a dormire, prenderai un paio di quelle pillole che mamma tiene nell'armadietto del bagno, e poi ti addormenterai mentre fuori dalla tua finestra tutti fanno festa. Buon anno cara.'

Ero abituata a passare il capodanno per i fatti miei. A quei tempi ero ancora una ragazzina antisociale con nessuna voglia di mettersi in gioco, di mettersi in tiro, e figuriamoci di mettersi all’opera come mia sorella Judith.

A venticinque anni ero un’aspirante veterinaria con la passione per le pantofole comode e una particolare attitudine al nulla. Ero ancora vergine e non avevo mai fatto un taglio scalato. Non avevo mai bevuto più di una birra e l’unica birra che avevo mai bevuto era una Corona, che mio nonno mi offrì all’età di dieci anni assicurandomi che mi avrebbe fatto passare il mal di pancia. In effetti quello mi passò attraverso, giocò a tennis con la mia appendice e alla fine mi operarono d’urgenza mentre mio nonno se la rideva in sala d’attesa.

Non avevo mai avuto una vita felice, e mia sorella non faceva altro che sbattermi in faccia i suoi successi dicendo ‘hey, se ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti!’.
Io non ero tutti, ero una sola, e da soli si fa fatica.

Quella sera cercai di ripulire il pigiama dallo smalto, poi guardai Ally McBeal e quandi mi resi conto che persino Calista si divertiva più di me, decisi di farmi un bagno, contro ogni aspettativa decisi di contraddire la mia mente. Un gesto a dir poco coraggioso.

Mi infilai nella vasca da bagno, l’acqua era bollente e alla radio la gente telefonava raccontando i propri propositi per l’anno nuovo. Se c’era gente che la sera di capodanno telefonava alla radio, non dovevo esser messa poi così male, avevo pensato.

Cominciai a riflettere sulla mia vita e per movimentare la mia serata decisi di fare un gioco: il gioco del ‘se fossi’.

Cominciai con: ‘se fossi una macchina sarei…’ e venne fuori che ero una vecchia Seat scassata e senza cerchione anteriore destro. Proseguii con ‘se fossi una pianta’ e venne fuori che senza dubbio ero edera rampicante della peggior specie, quella dove ci si annidano gli insetti e allora ci si butta sopra veleno a volontà. Arrivò il turno del ‘se fossi un animale’ e lì non potevo sbagliarmi, senza dubbio ero una stupida talpa. Continuai per un tempo infinito, non so quanto a dire il vero. Le mie mani si rinsecchirono come prugne, e l’acqua si raffreddò.

Mi addormentai nel momento esatto in cui scoccò la mezzanotte, e in quell’istante, quasi addormentata ma non del tutto, invece di fare un proposito per l’anno nuovo decisi di esprimere un desiderio. Non l’avevo fatto mai, ad eccezione di quella volta che il nonno mi aveva detto ‘guarda laggiù, una stella cadente’ e mentre tentavo di esprimere il mio desiderio, il nonno mi aveva tirato una schicchera. Ad ogni modo ecco quel che desiderai: desiderai di svegliarmi diversa. Di poter fare tutto da capo.

Quando mi svegliai, la mattina seguente, nulla era cambiato.
O almeno ne fui convinta finché non misi piede fuori dal letto, e mi resi conto che non toccavo a terra.

La voce del nonno dal piano di sotto che rivendicava il suo bicchiere di scotch. Judith che gracchiava dal bagno perché si era infilata nel water per l’ennesima volta. C’era anche papà, che entrò in camera mia per accertarsi che fossi sveglia.

Sotto a quelle coperte nelle quali non ricordavo di essermi infilata la sera prima, c’ero io. Una piccola me. Tornata indietro, per ricominciare da capo. Non pensai nemmeno per un istante che si trattasse di un sogno. Guardai il soffitto e lo ringraziai per quel regalo. Era da tempo che non ringraziavo il mio soffitto.

Decisi che avrei fatto le cose per bene.
Il nonno non mi avrebbe tirato nessuna schicchera e Judith non mi avrebbe assillata con la sua vita splendente. Per l’anno nuovo avevo ricevuto una nuova occasione.

Cominciò da lì la mia vita, un’altra volta.
Avrei riguardato con nuovo stupore tutti i miei film preferiti, avrei assaggiato di nuovo e per la prima volta la torta cioccolato e pere e mi sarei meravigliata della sua bontà. Avrei agito in modo diverso in ogni circostanza, avrei cambiato gli eventi che nella mia vita precedente mi avevano portata a vivere tutto con indifferenza. E il mio capodanno a venticinque anni sarebbe stato diverso. Sarei diventata anche io un elettrodomestico scintillante, a natale mi sarei sentita completa come Judith, forse anch'io avrei conosciuto l'amore. 

Nuova una volta in più.

Stavolta tutto sarebbe andato come volevo.

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