giovedì 5 gennaio 2012

# 17: sono il numero 17, e il 17 non è mai un buon numero.


Colonna sonora: Queen - Under Pressure (questa si consiglia da sola, direi.)




Stavolta tutto sarebbe andato come volevo.


Continuavo a ripetermi che ce l'avrei fatta. Avrei ripreso le redini della mia vita tra le mani, e avrei condotto la mia fottuta carrozza su fino al cielo, oltre la Via Lattea, sarei finito in orbita. 

Mio padre mi ripeteva sempre 'Jimmy, non andrai da nessuna parte, sei un perdente!' e cose del genere, cose che ti lasciano perplesso a cinque anni, che ti istigano alla violenza a sedici, che a trenta ti suggeriscono il suicidio e che a lungo andare, semplicemente, ti fanno ribollire il sangue e allora puoi fare due cose, due soltanto.

La prima: seguire il suggerimento relativo al suicidio. La seconda: smetterla di essere un perdente, rimboccarti le maniche e spaccarti il culo per arrivare dove nemmeno i più grandi sono mai arrivati.

Questo accadde nel mio monolocale. Fissavo il computer da più di quattro ore. Il mio lavoro consisteva da anni nel creare grafici per un'azienda farmaceutica. Anni e anni passati a disegnare stupide parabole, torte in percentuale, legende e numeri. La mia vita da eremita mi trascinava in fondo al baratro ogni minuto sempre di più, ad ogni percentuale un gradino in meno verso l'oblio. Le mie Reebok logorate, i miei occhiali troppo pesanti, le mie stupide magliette da casa con sopra slogan che parlavano di prodotti a buon mercato. Un relitto d'uomo, uno sfigato all'ennesima potenza. Ad un certo punto un uomo, se di uomo si parla, deve scegliere. Ad un certo punto un uomo deve alzarsi da quella cazzo di scrivania e dire BASTA! 



Ed è questo che feci. Mi alzai in piedi e scaraventai quel maledetto computer contro la finestra, presi di mira il portamatite e poi me la presi anche con il vaso di fiori che mamma mi riempiva ogni settimana dicendo 'prima o poi troverai la tua strada, Jimmy'. Nel giro di pochi minuti il mio appartamento assunse le sembianze di un luogo del delitto, e io ero l'arma di quel delitto, una bomba ad orologeria il cui meccanismo si era appena innescato. Stavo per esplodere, dannazione! 

Quante cose meravigliose avrei fatto, da quel momento in poi!

Come prima cosa sarei andato dal mio capo e gli avrei detto 'sa cosa!? Io mi licenzio cazzo!'
Mi sarei licenziato e poi giù di corsa per le scale dell'azienda slacciandomi la mia cazzo di cravatta da lavoro, il lavoro che avrei abbandonato, sarei uscito dalla porta girevole urlando al cielo 'ora posso fare quel che voglio!'. Avrei ballato e cantato sulla 5th Avenue lanciando occhiate sexy alle belle donne in giro per compere e loro avrebbero sorriso a loro volta lasciandosi andare al mio sconfinato charme. Poi sarei andato dal fioraio sotto casa e avrei comprato il mazzo di rose più grande e avrei detto alla signora bassa e cicciotta del negozio 'da oggi comincia la mia nuova vita', lei mi avrebbe sorriso arrossendo e mi avrebbe detto 'in tal caso questi fiori li offre la casa!'. Le avrei schioccato un bel bacio sulla guancia ringraziandola e poi via, verso la casa di quella che sarebbe finalmente diventata la donna della mia vita, Katy Kooks, la ragazza più bella delle elementari. La sognavo da tutta la vita ma non avevo mai trovato il coraggio di dirle che l'amavo da sempre, perché lei non si sarebbe mai messa con un impiegato medio che passa la sua vita a disegnare stupide torte e percentuali! Ma sarei stato un uomo libero e una volta arrivato davanti al suo portone le avrei fatto la dichiarazione d'amore più stravolgente della storia delle dichiarazioni d'amore! Sarebbe svenuta sul tappetino all'ingresso, conquistata dalle mie parole. Richard Gere? Brad Pitt? Sean Connery? Ma quale Sean Connery, io sarei stato il più grande conquistatore e seduttore del mondo! Lei sarebbe stata mia! 
Avrei conquistato lei e poi la mia vita avrebbe preso il volo! Avrei trovato finalmente il lavoro che sognavo, sarei diventato ingegnere aerospaziale e avrei lavorato segretamente per la Nasa portando a casa non pagnotte, ma lingotti d'oro! Anzi no, sarei diventato Presidente degli Stati Uniti, maledizione! E Katy Kooks sarebbe stata la mia first lady! 

E poi figli, due, anzi...tre! Noi tutti insieme nelle foto, che scendiamo dal mio jet privato dopo l'ultima vacanza alle Maldive!

La mia vita l'avrebbero invidiata tutti, e avrei anche fatto la differenza!
Continuai ad immaginare la mia vita in piedi sulla scrivania in preda a sete di potere e facili speranze e ad occhi chiusi ogni cosa mi sembrò meravigliosa, finalmente avrei fatto quel che desideravo davvero, sarei diventato un vero uomo e l'avrei fatta pagare a mio padre e lui sarebbe corso da me subito dopo le elezioni chiedendomi perdono, e con il mio abito da migliaia di dollari, seduto dietro alla poltrona della scrivania dello Studio Ovale gli avrei risposto che 'certo papà, certo che ti perdono!', e allora ci saremmo abbracciati e ogni cosa al suo posto, ogni cosa sarebbe stata possibile e ogni mattina mi sarei svegliato...








Ma non mi svegliai mai. 
L'acqua del vaso che avevo infranto pochi minuti prima aveva reso la mia scrivania scivolosa e il filo del mio computer mi fece lo sgambetto. Caddi e fu come uscire dal mio corpo. Mi vidi volare a rallentatore giù dalla scrivania, e la mia testa colpì lo spigolo del televisore e poi niente. Un impiegato medio sdraiato a terra con un sorriso ebete e gli occhiali spezzati a metà. 

Morii nella gloria del momento. Felice ma solo per finta.
Non sposai mai Katy Kooks.
Niente presidenza degli Stati Uniti. 

Nel momento della mia morte non pensai ad altro se non alla faccia di mio padre che mi ripeteva 'sei un perdente, Jimmy!'.

Quella cazzo di scrivania. 
Quel cazzo di lavoro.
Mi avevano ucciso.

Ero morto per questo. Per niente. Niente, e niente di più.

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