domenica 11 dicembre 2011

# 12 - La fine senza fine.




Colonna sonora: Every single moment in my life is a weary wait (consigliamo - vivamente -  l'ascolto durante la lettura).




N.b. La durata della scena sarà approssimativamente di 3 minuti circa, e si svolgerà quasi completamente a rallentatore. 



1. INTERNO. RISTORANTE. GIORNO.

E quando le braccia della terra cingeranno i nostri corpi inermi, rinasceremo nella luce del mattino, abbracciati come uno.”
Le parole di quella poesia le rimbombano in testa, una cantilena che non le lascia tregua, da settimane, forse mesi. Quando lui le aveva letto quella poesia, le aveva detto che se li avessero scoperti sarebbe stata la fine di tutto. Era partito prima che potessero prenderlo, e lei era rimasta, perché rimanere sembrava una buona idea in fin dei conti, una buona scusa per non essere presa come avrebbero preso lui, perché l'avrebbero preso, prima o poi.


Una nuvola di fumo esce a rallentatore dalla bocca di C.

Le mani rovinate dal freddo e le maniche tirate fino alle nocche. Unghie ricoperte da smalto nero e il rossetto, anche quello nero, lascia la traccia della sua presa sul filtro della sigaretta. 
La spegne nel posacenere di fronte a lei, e guarda fuori dalla finestra del ristorante. Non mangia da sola da tempo.

Fuori dal ristorante la gente passeggia, e l'ultimo rivolo di fumo esce dalla bocca di C., svelando il suo viso. 

Quante volte lo ha aspettato seduta a quel tavolo. Stavolta lui non arriverà, ma arriveranno gli altri, e stavolta arriveranno per lei. Li aspetta da tempo, e il tempo ormai è terminato.

Fuori dal ristorante, attraverso il vetro, in lontananza camminano tre uomini con giacche nere e occhiali scuri, le mani in tasca. C. infila una mano in tasca, e tira fuori delle monete. Le lascia cadere sul tavolo. Una moneta tocca il tavolo per ultima e rimbalza a rallentatore sulla superficie in legno scuro. Poi C. si alza e cammina verso la porta. Lancia una rapida occhiata fuori dalla finestra e vede che i tre uomini si avvicinano al ristorante. Particolare delle scarpe di lei, e il suo passo si fa più veloce. 

2. ESTERNO. STRADA. GIORNO. 

Quante volte, troppe volte, e questa volta correre sarà diverso, e questa volta scappare diventa solo l'ultimo passatempo prima della fine. 

C. corre in direzione del mercato e continua a correre tra le bancarelle, voltandosi di tanto in tanto per guardare dietro di sè. I tre uomini corrono a loro volta, e nell'inseguirla urtano un vaso di fiori, che cade infrangendosi a terra. Primo piano su C. che si volta un'altra volta. I suoi capelli si muovono e le coprono il viso, che a intervalli regolari si svela e poi scompare di nuovo. 

Correre veloce, almeno una cosa ha imparato da lui, in tutti questi anni. Correre più veloce degli altri, e trovare un rifugio sicuro, ma stavolta non esisterà rifugio, ormai è questa la sua vita, da troppo tempo. Scappare per proteggerlo, 'per proteggerti' ha sempre detto lui. Solo ora, mentre corre verso il mare, lei si rende conto che sta correndo per un motivo sbagliato, per lui che non è un motivo, è un fantasma che l'ha abbandonata a combattere una battaglia che non le appartiene, che lui le ha scaricato addosso dicendole 'tornerò a prenderti'. 
Lei continua a correre e il mondo le scorre accanto al contrario, come ha sempre fatto da quando l'ha incontrato. Tutto scorre e lei non ha mai avuto il tempo per fermarsi e riprendere fiato. 

C. gira l'angolo e corre sempre più veloce. Si ferma e si appoggia qualche secondo ad un muro. Guarda oltre il banco della frutta e poi riprende fiato. Una nuvola di vapore davanti al suo viso, con le mani si tira indietro i capelli, e scopre il volto. Il mascara colato, particolare della lacrima che le riga la guancia. Poi respira ancora e di nuovo torna a correre.

Ricominciare tutto da capo non sarebbe poi così male. La mente di C. si riempie di idee e sogni, impossibili da realizzare. La sua ultima fuga si trasforma in una lista di desideri infiniti, morti e sepolti prima che lei possa conoscerli per davvero. Ogni cosa perde significato, e tutto continua a scorrerle accanto, un green-screen di vite alternative che avrebbe potuto vivere, se non fosse stato per lui. Il mercato accanto a lei si trasforma in una casa e i venditori in figli che non conoscerà mai. I fiori sono i fiori sul tavolo da pranzo la domenica, e le lenzuola sono quelle che sceglierebbe per la camera da letto. Ogni cosa prende le sembianze di quel che sarebbe ora, se non fosse per lui, per quel figlio di puttana che le ha portato via tutto, anche la libertà. 

3. ESTERNO. PONTILE. GIORNO.

Primo piano delle scarpe di C. 
Rallentano, sempre di più. La strada si trasforma in pontile, e le assi di legno traballano sotto al peso del suo corpo. 
C. rallenta fino a fermarsi, e la sua corsa termina sul molo.
Particolare dei suoi occhi. Particolare delle sue mani, abbandonate sui fianchi. 
Il rumore del suo respiro si fa più forte.
Lei non guarda indietro. Guarda verso il mare.
Controcampo e i tre uomini dietro di lei. Uno di loro avvicina la mano alla tasca della giacca. 

Smettere di correre. Per non lasciare che si prendano l'unica cosa che le è rimasta.
Il diritto di fermarsi e prendere fiato.
L'ultimo respiro sembra durare una vita, la vita che non conoscerà mai.

Particolare degli occhi di C. che si chiudono.

C: 'Non mi mancherai, mai più.'




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