lunedì 21 novembre 2011

# 8 - C'era una torta.



Colonna sonora: Elvis Presley - I can't help falling in love with you (consigliamo l'ascolto durante la lettura).



Nel tuo giaccone va bene, diceva lei.

Perché. Per quale crudele ragione le sue ultime parole sono state ‘nel tuo giaccone va bene’!? In che cosa diamine ho sbagliato per sentirmi dire ‘nel tuo giaccone va bene’ come ultima frase?! Maledizione, un uomo non dovrebbe mai sentirle delle parole così crudeli, una in fila all’altra! Andava bene cosa, nel mio giaccone!? Le chiavi! Le chiavi del nostro maledetto nido d’amore, il luogo sacro dove per un anno abbiamo diviso il letto, il lenzuolo, l’accappatoio, il lavandino! Le chiavi nel giaccone! Questo sarà per sempre l’ultimo ricordo che avrò di lei e niente più di questo. Giaccone! Giaccone e non ‘ti amo ma non posso’, o ‘un giorno tornerò’. Neppure ‘addio’, dannazione! Giaccone sarà per sempre la parola che non vorrò sentire! Se qualcuno dovesse dirmi ora quella parola potrei uccidermi, scoppiare a piangere come la peggiore delle femminucce. Non pensavo che un uomo potesse arrivare a ridursi in questo stato, e l’ultimo ricordo di lei sarà questo cazzo di giaccone!


Nella luce soffusa della tavola calda, con Elvis Presley in sottofondo, Jack Giaccone si sfila il giaccone, e lo schiaffa sul bancone come fosse merce avariata.

‘Prendetevi questo dannato giaccone! Qualcuno vuole questo giaccone?! Io non voglio più vederlo, mai più!’

Un altro sorso dal bicchiere, il centesimo come minimo, e un alone di disperazione intorno a lui, intorno al suo bicchiere di thé freddo e al suo piatto carico di pancakes annegati nello sciroppo d’acero. Jack Giaccone prende il bicchiere, lo alza e lo osserva in controluce.

‘Nemmeno l’alcool! Nemmeno questo, maledizione!’

Un uomo astemio dopo una rottura come questa è peggio del peggiore degli ubriaconi! Niente tequila per me stasera! Solo questo stupido thé! Niente sbronza da disperazione, niente collasso sul marciapiede, niente abbracci a pali della luce e gradini mancati, niente vomito, niente soffocamento per ostruzione della trachea, per colpa di questo stupido thé non potrò nemmeno morire per la disperazione!

Jack Giaccone beve un altro sorso del suo thé freddo e poi manda giù un boccone di pancakes. Con il boccone ancora ben in vista, si alza in piedi.

‘Si può sapere chi ha messo questa canzone?! Non questa, non Elvis, non lui! Se fosse stato mollato con la parola giaccone non avrebbe mai cantato questa stupida canzone!’

‘Signore…posso aiutarla?’

La cameriera si sporge oltre il bancone, con aria preoccupata, la brocca di caffè annacquato nella mano destra.

‘Nessuno può aiutarmi! Nemmeno lei! Falling in love with youuu! Crede che sia pazzo? Non sono pazzo sa…ma la mia ragazza mi ha mollato e l’ultima parola che mi ha detto è stata giaccone. Giaccone!’

‘Oh…capisco. Mi dispiace. Il prossimo thé freddo lo offre la casa, in questo caso.’

‘Tante grazie. Tante grazie per il thé! Tante grazie davvero!’

D’ora in poi sarà questa la mia vita. Vagherò trascinandomi da una tavola calda all’alta, e le cameriere mi offriranno thé e non dovrò più pagare perché tutti proveranno compassione e mi derideranno nel retrobottega e la mia vita sarà questa e nient’altro. Uno scheletro d’uomo in cerca di conforto, ostile a qualsiasi tipo di canzone d’amore, che rinnega persino Elvis. A questo mi hai portato! Donna crudele! Dovrò odiare Elvis per il resto della mia vita e sarà tutta colpa tua! Mollerò il lavoro e dimagrirò e stanotte quando tornerò a casa, quella che apro ogni volta con le chiavi che ‘andavano bene nel mio giaccone’, dormirò da solo nel letto dove dormivamo insieme e quando mi girerò tu non ci sarai e nessuno metterà più a posto il tubetto di dentifricio e l’accappatoio sarà sempre asciutto prima che io faccia la doccia e tu, donna crudele, chi sa dove, chi sa con chi, a ballare lenti con il tuo nuovissimo fidanzato, che magari beve ed è più uomo di me!

Jack Giaccone manda giù l’ultimo sorso di thé al limone e batte il bicchiere sul bancone.

‘Un altro!’

La schiena inarcata, il giaccone di fianco a lui, i capelli arruffati e i pancakes come una montagna di sofferenza e lo sciroppo d’acero come un fiume di sconfitta.

‘Questi me li preparava lei! Me li preparava lei, ogni mattina…i vostri fanno schifo!’

Ma ora basta. Ora cambierò. Lei diventerà solo un brutto ricordo e io andrò avanti. La mia vita riprenderà il volo e lo farò con o senza di lei. Senza di lei, di certo. Andrà bene, andrò benissimo. Non mi farò mai più rigirare in questo modo! Devo essere uomo, oh sì, e lo sarò, dannazione! Troverò un lavoro migliore del mio e diventerò ricco e poi mi comprerò tutto quello che voglio e lei, maledetta, maledetta Judith, diventerà solo uno dei miei tanti trofei! Sul lurido fascicolo della nostra storia ci scriverò sopra ‘archiviato’ e poi comincerò a bere tequila come i veri uomini! Anzi no, whiskey, cognac, liquori di ogni tipo, diventerò un duro e fumerò il sigaro e addio alle tavole calde, alle cameriere compassionevoli, ai jukebox con Elvis, dannato Elvis! Non te l’ha mai detto nessuno che le donne sono crudeli!? Ma no…tu sempre innamorato, con le tue stupide giacche e il tuo stupido ciuffo e i tuoi stupidi pantaloni a zampa! Un vero conquistatore, eh?! Stupido Elvis! Che l’amore sia maledetto! Che lei sia maledetta! Che Elvis sia maledetto!

‘Signore…stiamo chiudendo. Devo chiederle di fare l’ultima ordinazione se vuole qualcosa.’

‘Se voglio qualcosa? Niente! Io non voglio niente! Darling so it goeees!

Jack Giaccone intona l’ultima strofa della canzone. Poi ingoia l’ultimo boccone di pancakes. Prende il suo giaccone e guarda la cameriera.
‘Io la dimenticherò!’

Giaccone abbandona sei dollari sul bancone, poi esce dalla tavola calda. Il fiume, davanti a lui, e il riflesso dei lampioni sulla superficie di acqua tremolante, nella notte.

‘Addio Judith!’ tu non sei mai esistita! Guardami, mi sto dimenticando di te!’

Il giaccone vola a rallentatore oltre la panchina in legno, oltre la ringhiera in ferro battuto, descrive un arco nel cielo e poi giù, giù fino a sprofondare nel fiume, lentamente. Jack Giaccone sorride e una lacrima bagna la sua guancia rossa dal freddo. Sorride e pensa che ce l’ha fatta, che Judith sarà solo un ricordo archiviato nel più profondo della sua mente. Nessun pensiero, silenzio dentro di lui e un accenno di felicità e leggerezza che lentamente prende il sopravvento e la vita sembra di nuovo possibile e la canzone di Elvis si ripete nella sua mente, nuova, meravigliosa e la sensazione di leggerezza è sempre più…

Le chiavi.

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